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Cordoglio per la prematura scomparsa di Alfredo Viloria
Cordoglio per la prematura scomparsa di Alfredo Viloria. Nel tardo pomeriggio di martedì 29 Dicembre si è diffusa la terribile notizia della...
venerdì 15 luglio 2016
mercoledì 13 luglio 2016
L'intervento di Aldo Zanchetta per la prima serata della Carovana della Solidarietà
"I
medici dell'Università di Rosario (Argentina) contro la Monsanto"
di
Aldo
Zanchetta
Nota
introduttiva. Questo intervento è stato ricavato da un testo più
ampio, intitolato “I nuovi modi del sapere” e preparato da Aldo
Zanchetta in occasione della prima serata della Carovana della
Solidarietà, che si è svolta l'8 Luglio 2016 a Livorno al Circolo
Arci Le Colline.
Il tema
degli OGM e del glifosato e dei suoi effetti di cui altri hanno
parlato prima di me, ci offre lo spunto per parlare di una
esperienza, che ritengo molto significativa, di un modo di affrontare
i problemi dal punto di vista della complessità.
Recentemente
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ammesso che l’impiego
esteso del diserbante glifosato in agricoltura PUO’ causare tumori.
La dichiarazione dice esattamente così: “Vi sono prove convincenti
che il glifosato può causare cancro in animali di laboratorio e vi
sono prove limitate di carcinogenicità in esseri umani (linfoma di
Hogdin).” Di fronte a questa presa d’atto il minimo che si
dovrebbe fare è di applicare il “principio di precauzione” e
sospendere l’uso del glifosato. Ma la scienza predominante oggi non
è di questo avviso e sicura del proprio modo di sapere applica
sempre meno questa cautela, ritenendolo inutile nel caso degli OGM,
come ben appare nei ripetuti interventi sulla stampa della “nostra”
scienziata premio Nobel Elena Cattaneo sui problemi
dell’autorizzazione alla coltivazione in Italia del mais
geneticamente modificato.
La
popolazione campesina argentina, che vive nelle zone di estesissime
mono-produzione della soia transgenica con annesso uso di glifosato,
invece SA già da molti anni che il glifosato usato come suo
diserbante produce tumori, malformazione nei feti, aborti spontanei
etc. In Argentina la produzione della soia ha raggiunto l’estensione
di 28 milioni di ettari (quasi l’intera superficie dell’Italia) e
il glifosato corrispondente, valutato in 320 milioni di litri viene
irrorato da piccoli aerei che volano a bassa quota, e uno dei
cosiddetti “effetti collaterali” è di irrorare i piccoli centri
abitati circondati dal queste coltivazioni.
La
Monsanto, la ditta produttrice del glifosato, possiede enormi
strumenti di pressione sul mondo scientifico per orientare e
controllare le ricerche sugli effetti del glifosato. Due strumenti a
sua disposizione sono la corruzione monetaria e l’assegnazione di
fondi per la ricerca.
In
Argentina dove, come in ogni altro paese questa minaccia ha generato
estesi asservimenti o spinto al silenzio per convenienza o paura
ampi settori del mondo scientifico, un biologo di valore mondiale ma
praticamente sconosciuto all’opinione pubblica europea, Andrés
Carrasco, deceduto nel 2014, ha condotto per anni una strenua
battaglia contro gli OGM e contro gli effetti del glifosato,
osteggiato e penalizzato professionalmente dai politici e isolato da
molti suoi colleghi.
Il suo
messaggio venne però raccolto fin dal 2007 da alcuni suoi colleghi
della facoltà di Medicina dell’Università di Rosario, città
argentina, in pieno territorio di coltivazione intensiva, istituendo
per gli studenti laureandi la partecipazione obbligatoria di una
settimana nei cosiddetti “accampamenti della salute”, dove varie
decine di studenti, con la presenza dei loro professori, eseguono una
“mappatura” dello stato di salute nei villaggi posti in località
critiche. Portando così fuori dal chiuso dei laboratori e
coinvolgendoli in un lavoro medico sul campo, secondo le
raccomandazioni di Carrasco: <<La
prova maggiore degli effetti degli agro-tossici non dovete cercarli
nei laboratori ma andare nelle comunità sottoposte a fumigazione>>
(cioè con uso massivo del glifosato per dispersione aerea).
La stessa
università di Rosario, per ricordar Carrasco dopo la sua morte, nel
2014 ha istituito nel suo nome le “Settimane per la Scienza Degna”,
dove annualmente scienziati di vari paesi e organizzazioni sociali di
lotta ai transgenici e al glifosato come ad ogni altra forma di
“guerra chimica contro i popoli” (Zibechi) si riuniscono per
scambiare esperienze e approfondire gli studi sugli effetti e sui
rimedi ma anche sostenere le lotte contro questo tipo di
coltivazioni. In queste settimane oltre a personaggi del mondo
scientifico sono invitati, horribile
dictu, esponenti dei movimenti sociali
e delle comunità contadine in lotta, per intercambiare le
esperienze, quelle all’interno dei laboratori di ricerca e quelle
in vivo
di chi sperimenta sulla propria pelle gli effetti della moderna
agrochimica.
Questa
esperienza, unica nel suo genere a quanto mi consta, è un esplicito
riconoscimento che la scienza ufficiale, quella con la S maiuscola,
non è l’unica fonte riconosciuta e autosufficiente del sapere.
Secondo
segnalazioni fattemi da amici latinoamericani, altre Università
titolate di altri paesi dell’America Latina si stanno muovendo in
questo senso, sulle quali sto cercando di documentarmi. Così la
Pontificia Università San Marco di Lima e una università gesuita in
Messico di cui non ricordo il nome, stanno tentando di aprirsi al
dialogo con i saperi popolari, troppo presto gettati alle ortiche
dalla scienza ufficiale. E questo, naturalmente, non solo nel settore
dei saperi agricoli ma dei saperi popolari in genere. Non si deve
dimenticare che l’America Latina è la patria della “teologia
della liberazione” e che è un papa argentino il promotore della
prima grande enciclica ecologica: “Laudato si”.
Ma in
molti luoghi dell’A.L., nel mondo di “quelli in basso”, e nel
mondo indigeno in particolare, che sta vivendo una vera rinascita
storica, il recupero dei saperi ancestrali e la loro rielaborazione è
in pieno sviluppo.
Ne sono
due esempi estremamente significativi le due Università della Terra
di San Cristobal de las Casas in Chiapas e di Oaxaca, diverse fra
loro ma entrambe radicate nel territorio in cui operano. Ma in molti
altri luoghi il processo è in atto in maniera sorprendente. Ramón
Vera, un militante messicano di base scrive:
I
villaggi, le comunità, le collettività indigene e contadine, ma
anche i collettivi urbani delle periferie e delle favelas sanno che
per rompere le recinzioni devono rivendicare la propria capacità di
sussistenza, la produzione autonoma di alimenti, la costruzione
collettiva di saperi non
certificati,
la propria storia, la propria analisi delle condizioni che pesano sul
territorio, i propri canali su cui fare affidamento, la propria
iniziativa, la propria integrale e radicale capacità di
autogestione.
Lavorare
per progetti comunitari condivisi, insistere sugli spazi di
riflessione collettiva,recuperare la storia, approfondire le analisi
e rafforzare la creatività sociale fa crescere infatti modi
pertinenti di apprendere che sono diversi dall’addomesticamento
imposto dalla scuola occidentale.
In
questo spirito mi pare che operi, in
modo forse più modesto ma significativo, anche l’esperienza della
Libera Università Popolare di Livorno, per aiutare a liberare dal
basso la nostra cultura dalla camicia di forza impostale dal pensiero
capitalista, patriarcale, individualista, competitivista che ci sta
portando a quella guerra di tutti contro tutti che ci sta
sovrastando.
martedì 12 luglio 2016
Siete tutti invitati alla presentazione del libro Syria Calling di Antonella Appiano!!!
La Carovana della solidarietà è una iniziativa, promossa da Associazione Ita-Nica, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati (Giga), Associazione Pisorno e Lucca contro la guerra, che persegue due finalità principali:
- approfondire l'evoluzione dei fenomeni in corso in America Latina e in Medio Oriente attraverso analisi e testimonianze dirette;
- contribuire alla riparazione della struttura mobile che è stata gravemente danneggiata da un incendio durante la "festa della solidarietà" organizzata poche settimane fa dall'associazione Ita-Nica allo scopo di raccogliere fondi per il progetto di cooperazione sanitaria in corso d'attuazione nel paese centroamericano.
Dopo la buona riuscita del primo incontro sull'America Latina di venerdì 8 a Livorno, il comitato organizzatore propone il secondo e il terzo appuntamento della "Carovana della solidarietà" che vedranno come protagonista la giornalista esperta del mondo arabo/islamico, Antonella Appiano, che affronterà la drammatica e complessa situazione del Medio Oriente attraverso la sua testimonianza diretta raccolta nel suo nuovo libro "Syria calling" che verrà presentato in anteprima nazionale nelle corso dei due incontri.
Il programma prevede:
14 luglio a San Giuliano Terme
ore 18
presso ristorante Salustri
a seguire cena completa conviale costo € 15
per prenotazioni 333.2652747 (Andrea)
e
15 luglio a Lucca
ore 21,15
presso Biblioteca Popolare di San Concordio
Via Urbicciani 362 - San Concordio
Per informazioni sull’incontro di Lucca: 338.6702858 (Aldo)
“Syria Calling. Sei anni di conflitto raccontato in prima persona da Aleppo e Damasco, dal Kurdistan e Roma, dall'Egitto, Oman e Kuwait” di Antonella Appiano.
Il nuovo ebook della giornalista Antonella Appiano “Syria Calling”, edito da Quintadicopertina: un romanzo in prima persona che ripercorre i passaggi del conflitto in Siria dal 2011 a oggi. A due anni e mezzo dall'uscita di Qui Siria. Clandestina ritorna a Damasco Antonella Appiano, giornalista ed esperta di cultura araba e Islam, torna a raccontare la situazione in Medio Oriente, ripercorrendo la storia di un conflitto che assume ogni giorno dimensioni maggiori.
Ancora una volta nella narrazione di Antonella Appiano la 'Storia' si intreccia con la vita delle persone, incontrate durante i primi viaggi sotto copertura, fra il 2011 e il 2012, e adesso rintracciate -quando possibile- per raccoglierne testimonianze, timori e speranze a quattro anni di distanza.
Syria Calling rappresenta un reportage dove al centro c'è la descrizione dei fatti e degli avvenimenti, sotto forma di diario dell'autrice: la completezza storica si unisce alla chiarezza e semplicità della narrazione, perché parlare di Siria possa essere possibile anche fuori dal circuito di storici od osservatori specializzati. Negli ultimi anni di guerra i fatti si sono accavallati senza tregua, fra colpi di scena, variazioni di tattica e interventi da “attori esterni”: le nuove elezioni presidenziali in Siria, il ruolo e la battaglia del popolo Kurdo, e allo stesso tempo, i primi attentati in Europa rivendicati dall'Isis a impattare sulla percezione del Medio Oriente da parte del mondo occidentale. Il conflitto si è complicato al punto da rendere necessario un aggiornamento che raccontasse i motivi che hanno portato alla situazione
odierna. Ancora una volta l'ebook si dimostra un utile strumento per raccontare la situazione di un Paese lacerato dalla guerra, attraverso fotografie, schede di approfondimento, glossari, timeline interattive che permettono di navigare il testo e muoversi tra il racconto, insieme alle nuove mappe della Siria e del Medio Oriente. Le schede di approfondimento, il glossario e la timeline si prestano anche come materiale divulgativo e di approfondimento a scuola. Lo stile romanzato rende il testo adatto a tutti i lettori: la semplice forma narrativa permette di orientarsi nella “fitta nebbia siriana” anche a un pubblico meno esperto.
Il nuovo ebook della giornalista Antonella Appiano “Syria Calling”, edito da Quintadicopertina: un romanzo in prima persona che ripercorre i passaggi del conflitto in Siria dal 2011 a oggi. A due anni e mezzo dall'uscita di Qui Siria. Clandestina ritorna a Damasco Antonella Appiano, giornalista ed esperta di cultura araba e Islam, torna a raccontare la situazione in Medio Oriente, ripercorrendo la storia di un conflitto che assume ogni giorno dimensioni maggiori.
Ancora una volta nella narrazione di Antonella Appiano la 'Storia' si intreccia con la vita delle persone, incontrate durante i primi viaggi sotto copertura, fra il 2011 e il 2012, e adesso rintracciate -quando possibile- per raccoglierne testimonianze, timori e speranze a quattro anni di distanza.
Syria Calling rappresenta un reportage dove al centro c'è la descrizione dei fatti e degli avvenimenti, sotto forma di diario dell'autrice: la completezza storica si unisce alla chiarezza e semplicità della narrazione, perché parlare di Siria possa essere possibile anche fuori dal circuito di storici od osservatori specializzati. Negli ultimi anni di guerra i fatti si sono accavallati senza tregua, fra colpi di scena, variazioni di tattica e interventi da “attori esterni”: le nuove elezioni presidenziali in Siria, il ruolo e la battaglia del popolo Kurdo, e allo stesso tempo, i primi attentati in Europa rivendicati dall'Isis a impattare sulla percezione del Medio Oriente da parte del mondo occidentale. Il conflitto si è complicato al punto da rendere necessario un aggiornamento che raccontasse i motivi che hanno portato alla situazione
odierna. Ancora una volta l'ebook si dimostra un utile strumento per raccontare la situazione di un Paese lacerato dalla guerra, attraverso fotografie, schede di approfondimento, glossari, timeline interattive che permettono di navigare il testo e muoversi tra il racconto, insieme alle nuove mappe della Siria e del Medio Oriente. Le schede di approfondimento, il glossario e la timeline si prestano anche come materiale divulgativo e di approfondimento a scuola. Lo stile romanzato rende il testo adatto a tutti i lettori: la semplice forma narrativa permette di orientarsi nella “fitta nebbia siriana” anche a un pubblico meno esperto.
lunedì 11 luglio 2016
Gigablog: il blog del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati: La carovana della Solidarietà: iniziative del mese...
Gigablog: il blog del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati: La carovana della Solidarietà: iniziative del mese...: http://www.pisorno.it/%ef%bb%bfla-carovana-della-solidarieta-america-latina-un-continente-in-movimento-e-cooperazione-col-nicaragua-4-date-d...
Andando a ritroso: Attività didattica sulla COP 21
Introduzione
In occasione della COP 21, la
Conferenza sul Clima, che si è svolta a Parigi dal 30 Novembre
all'11 Dicembre 2015, ho ritenuto utile e interessante proporre nelle
mie classi della scuola secondaria di I grado di Ponte a Egola, una
attività didattica specifica che si è inserita nell'ambito
dell'insegnamento della Geografia.
Le classi destinatarie dell'intervento
sono state tre: due classi prime (dove insegno storia e geografia) e
una classe terza (dove insegno italiano, storia e geografia).
Contenuti affrontati
Il cambiamento
climatico: cause e conseguenze.
Questo argomento
si è inserito nella programmazione delle classi prime, dove si
affrontano gli aspetti generali del clima e anche nella
programmazione della classe terza, dove si affrontano aspetti di
geografia generale a livello mondiale.
Descrizione della metodologia
utilizzata
In tutte le classi ho iniziato
l'attività qualche giorno prima che si aprisse la Conferenza.
Classi prime
Nelle classi prime sono partita da una
specie di indovinello, per incuriosire i ragazzi e farli partecipare
attivamente. Ho detto loro di cercare cosa fosse la sigla COP 21, di
tenere le orecchie aperte ascoltando telegiornali, radio, monitorando
internet, leggendo giornali e quotidiani, invitandoli anche a
coinvolgere i loro genitori. Non ho svelato loro niente.
Alla lezione successiva, nell'ambito di
una bella lezione dialogata, ho ascoltato i ragazzi invitandoli a
condividere con me e la classe ciò che avevano scoperto. Nella
classe prima B abbiamo anche realizzato alla Lim una mappa
concettuale (allegato 1) con il brain storming delle informazioni
ricavate dalle indagini dei ragazzi. Nella classe prima C diversi
alunni avevano deciso di presentare le loro ricerche attraverso
disegni e cartelloni (allegato 2) che poi sono stati attaccati in
classe. Quasi tutti i ragazzi hanno partecipato con entusiasmo a
questa prima fase dell'esperienza, scrivendo testi o procurando
materiale utile.
Vista poi l'importanza dell'argomento
abbiamo deciso di monitorare la conferenza per tutto il suo
svolgimento, tenendo un piccolo diario di bordo delle notizie più
significative. Erano i ragazzi stessi che quando mi vedeva entrare in
classe volevano condividere con me ciò che avevano letto o
ascoltato.
Una volta terminata la conferenza
abbiamo cercato di capire come fosse andata a finire. In questo caso
ho ascoltato ciò che avevano capito i ragazzi e poi ho proposto loro
un articolo di giornale (allegato 3) che ho schematizzato alla
lavagna che analizzava i punti di forza e quelli di debolezza
dell'accordo.
Nella classe prima C il lavoro ha avuto
una valenza interdisciplinare, grazie alla collaborazione
dell'insegnante di scienze.
Classe terza
Nella classe terza il lavoro è stato
interdisciplinare perché ha coinvolto le discipline di Geografia e
Italiano. Inoltre c'è stata la collaborazione dell'insegnante di
sostegno (che è una docente di Tecnologia), che ha spiegato alcuni
aspetti più di tipo scientifico.
Anche in questa classe il punto di
partenza è stato cercare informazioni sulla COP 21. I ragazzi si
sono attivati e alla lezione successiva abbiamo aperto una bella
discussione guidata sulle tematiche del cambiamento climatico e
abbiamo creato una mappa alla Lim. (allegato 4)Abbiamo poi letto un
articolo sui rapporti tra cambiamento climatico e agricoltura (
allegato 5) che poi i ragazzi hanno dovuto riassumere per scritto.
Anche in questa classe abbiamo
monitorato lo svolgimento della conferenza e una volta conclusa, ho
preparato una rassegna stampa con articoli tratti da alcuni grandi
quotidiani che hanno dedicato ampio spazio alla vicenda ( Corriere
della sera, Il Manifesto e La Stampa del 13 Dicembre 2015). Ho quindi
distribuito ai ragazzi gli articoli da me selezionati e li ho fatti
lavorare in coppie o piccoli gruppi nella modalità del cooperative
learning. I ragazzi hanno letto gli articoli e li hanno poi esposti
alla classe utilizzando la Lim per schematizzarne i contenuti.
L'attività si è conclusa con una
bella verifica formativa. I ragazzi dovevano produrre un testo
scritto, seguendo una scaletta da me fornita e scegliendo la forma
testuale che ritenevano più idonea. (allegato 6)
I lavori prodotti sono stati tutti di
alto livello, in particolare quello di una alunna, che ha esposto e
rielaborato l'argomento in maniera molto personale (allegato 7) e che
è stato selezionato per essere pubblicato su Pisorno.it ( inserire
link)
Materiali e Strumenti
Lim con
connessione ad internet
Softwere
Teachermappe della Anastasis
Articoli di
giornale in cartaceo e in pdf
Max Strata, Oltre
il limite. Noi e la crisi ecologica. Dissensi Edizioni
National
Geographic, La sfida del clima, numero speciale di Novembre 2015
Carlo
Petrini: «Il clima è cibo e terra»
articolo
di Rachele Gonnelli, tratto dal Manifesto del 29.11.2015
Il
fondatore della rete Slow Food lancia l’appello online: Non
Mangiamoci il Clima . «È
grave
- per Carlo Petrini - che il paradigma del summit sia legato al
business. L’unico che parla di
biodiversità
è il papa»
«Non
si comincia mica bene». Il vertice dell’Onu sul clima a Parigi non
è ancora cominciato e Carlin
Petrini,
fondatore di Slow Food e eco-gastronomo di fama internazionale, è
preoccupato.
Perché
non si comincia bene?
Nelle
54 pagine del testo che apre i lavori non c’è la parola
“agricoltura”, neanche una volta, non si
cita
mai il problema della biodiversità. È una carenza grave perché si
tagliano fuori miliardi di
persone
e poi segnala un errore di impostazione. Perché agricoltura
significa cibo, economia locale,
significa
sovranità alimentare dei popoli.
L’agricoltura
è insieme vittima del cambiamento climatico, e anche, in parte,
corresponsabile del
problema.
È vittima in quanto ogni aumento di un grado della temperatura media
determina uno
spostamento
delle coltivazioni di 150 chilometri verso il nord geografico e di
150 metri più in alto.
Questo
slittamento vuol dire perdita di prodotti in aree tipiche,
distruzione di zone rurali,
impoverimento
di intere comunità e conseguente migrazione delle popolazioni che
non riescono più
a
vivere dove vivevano un tempo. Nello stesso tempo l’agricoltura,
per come si è andata
configurando
negli ultimi cinquant’anni, ha incorporato lo spirito e il senso
dell’economia industriale,
è
diventata per la maggior parte un’agricoltura che mira al massimo
profitto a una produzione
massiva
che non ha a cuore la difesa della natura e la salvaguardia delle
risorse della terra.
L’agricoltura
intensiva insieme all’allevamento industriale sono responsabili del
70% del consumo di
risorse
idriche e la zootecnia da sola della produzione del 14% delle
emissioni di gas serra.
Sappiamo
quanto siano disastrosi questi allevamenti, non solo per il benessere
degli animali, ma
anche
per l’impatto che hanno sull’ambiente. Il modello che intensifica
le produzioni non rispettando
i
ritmi naturali , le stagioni, i raccolti, è lo stesso che ci porta
sulla tavola ogni giorno qualsiasi tipo
di
cibo, anche dal più sperduto buco del mondo, come fosse una cosa
normale.
Come
se non avesse un costo sociale, un ultra-prezzo? Non ci siamo un po’
abituati a tutto
questo?
( pioggia autunnale come un monsone, pesci tropicali nel
Mediterraneo, insetti
e
piante di altri climi).
Sì,
come ci hanno abituati a considerare normale che il 35% del cibo
prodotto venga buttato, uno
spreco
che equivale alla distruzione delle colture di 1,4 miliardi di ettari
di terra. Coltivazioni che
hanno
prodotto emissioni nocive. Perciò bisogna cambiare logica rispetto
al mantra che ci impone
solo
di consumare, consumare, consumare.
Nell’agenda
del summit di Parigi ci saranno anche gli incontri dell’Ifad,
l’agenzia dell’Onu
che
chiede investimenti a vantaggio dei piccoli agricoltori per
combattere la
desertificazione,
Slow Food può farsi sentire lì?
Abbiamo
con l’Ifad una partnership diretta. Quando organizziamo,
annualmente, Terra Madre
partecipa
sia l’Ifad sia la Fao. Aggiungo che un mese fa al meeting Terra
Madre indigenous abbiamo
radunato
145 comunità indigene di 40 paesi del mondo. Anche da lì è nato il
nostro appello “Non
mangiamoci
il clima” che rivolgiamo ai governi riuniti a Parigi.
L’appello
è già sottoscritto da centinaia di associazioni e movimenti e ora
sul sito www .slowfood .it
attende
la firma dei cittadini. Penso che la presenza operativa della società
civile si debba far sentire,
adesso
o mai più. Non è possibile che Cop21 parta dando per scontato che,
se va bene, il pianeta si
surriscalderà
di 2 gradi. Se poi i limiti di emissione dei gas serra, come sembra,
non saranno
vincolanti,
non so dove si andrà a finire.
Se
invece che di biodiversità e land grabbing, si parlerà soprattutto
di agrofuel e carbon
markets,
non è perché le grandi company del nucleare, dell’acqua, delle
auto nel voler
“dare
il loro contributo alla causa ecologica” stanno facendo lobby?
L’ong Transnational
institute
dice che sono loro ad aver sostenuto come sponsor il 20% delle spese
del summit.
Non
mi stupisce. Già sei-sette mesi fa avevamo segnalato come certe
sponsorizzazioni di
multinazionali
non fossero un buon segnale. Ma sono i governi che devono prendere le
decisioni,
a
loro ci dobbiamo rivolgere.
Lo
slogan dei movimenti che saranno in piazza oggi è “system change
not climate change”.
D’accordo?
Si deve cambiare sistema?
Non
c’è ombra di dubbio. Bisogna cambiare paradigma, dico io. Si deve
capire che le cattive
pratiche,
basate solo sul business, generano iniquità e sconquassi ambientali.
Bisogna anche capire
che
si tratta di cambiare stile di vita. Ora sappiamo tutti dell’allarme
dell’Oms sull’eccessivo
consumo
di carne. Ma si deve anche sapere che se in Europa il consumo medio
pro capite in un anno
è
100 chili e negli Usa 125 chili, non si può chiedere agli africani,
che ne consumano in media 5 chili
l’anno,
di ridurlo perché inquina.
Il
ragionamento deve essere: contrazione per che chi consuma troppo e
convergenza per chi non ne
ha
a sufficienza. Questa è una vera governance mondiale. Ma attualmente
l’unico capo di Stato che
sostiene
un paradigma di equità e sostenibilità è il pontefice romano.
L’enciclica Laudato Si è un
documento
straordinario di riflessione sul cibo, la biodiversità, la povertà,
su come tutto sia
connesso.
Per
una governance mondiale ecologica non servirebbe, come in Bolivia,
una sorta di
tribunale
dell’Aja per i reati ambientali?
Può
essere una via. La scorsa settimana in Brasile c’è stato un immane
disastro ambientale e i
responsabili
non sono punibili in base alla legge brasiliana. Non lo sarebbero
stati fino a vent’anni fa
neanche
in Italia.
In
Italia ancora manca una legge nazionale a difesa dei terreni agricoli
sempre più invasi dalla
cementificazione.
Se continuiamo così oltre al dissesto idrogeologico avremo un
deserto di cemento.
©
2016 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
TEMA SULLA COP 21
ATTIVITA'
INTERDISCIPLINARE GEOGRAFIA-ITALIANO
PARLA DELLA
COP 21.
ECCOTI UNA POSSIBILE
SCALETTA:
- PARTE INTRODUTTIVA:
- DOVE E QUANDO SI E' SVOLTA?
- SPIEGA IL SIGNIFICATO DELLA SIGLA COP 21
- QUALE SCOPO HA QUESTA CONFERENZA?
- PARLA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE INDICANDONE CAUSE E CONSEGUENZE
- METTI IN EVIDENZA ALCUNE SIGNIFICATIVE POSIZIONI DEGLI STATI PARTECIPANTI
- COME SI E' CONCLUSA LA COP 21? QUALI TRAGUARDI SONO STATI RAGGIUNTI? QUALI ASPETTI CRITICI POSSIAMO EVIDENZIARE?
- SCEGLI LA FORMA TESTUALE CHE RITIENI PIU' OPPORTUNA E NON DIMENTICARE DI ESPRIMERE LE TUE OPINIONI NEL COMMENTO FINALE
Il Manifesto: Il nostro appello dopo aver visto Fuocoammare
Andando a ritroso: Allarme clima...
Andando a ritroso... Progetto COP21. Articolo di Virginia Simoncini, classe III B Ponte a Egola
COP21
Traguardi, aspettative e realtà
Qualche giorno fa si è conclusa la conferenza sul clima. Si è svolta in una Parigi blindata dai
militari, dal 30 novembre all’11 dicembre 2016.
COP è una sigla inglese che tradotta in italiano significherebbe “la confederazione delle
Parti” . Il suo scopo è stato di siglare un accordo storico che impedisca l’aumento della
temperatura globale … ma siamo riusciti a siglarlo ? ebbene si, l’ultimo giorno della
conferenza è stata approvata una bozza dell’accordo. Essa è composta da 29 articoli che
però, con molte proteste, entreranno in vigore nel 2020… Ma non sarà troppo tardi ?
L’obbiettivo da raggiungere è di impedire l’aumento della temperatura di 2°C ma, dicono gli
esperti, anche solo 1,5°C può causale veri e propri disastri ambientali ! L’aumento di un
grado può causare lo spostamento dell’agricoltura di 150 Km verso nord e 150 mt in
altitudine ! oppure, sempre con l’aumento di un grado, il livello del mare si alzerebbe di 80
cm per causa dello scioglimento delle calotte in Antartide e Groenlandia ! Tutti questi
fenomeni possono non coinvolgere il nostro paese ma le isole Marshall o le Maldive
potrebbero essere sommerse ! Ma il trattato di Parigi riuscirà ad evitare tutto ciò ?
Si … e no.
L’accordo ha suscitato entusiasmo ma anche dubbi e scetticismo. Perché ? Perché ogni
Stato può decidere i suoi obiettivi (alcuni saranno sicuramente vani o insufficienti), ogni
Paese si auto-controlla, cioè può far controllare le sue emissioni ed i consumi ecc.. da
addetti non esterni con possibili frodi e molto altro.
I Capi di Stato (195 in totale) si erano riuniti per siglare un accordo storico ratificato da tutto
il mondo ma piano piano sembra che sia destinato ad andare in fumo. I principali Capi di
Stato partecipanti sono stati 3: Obama Capo di Stato degli Stati Uniti, Tony Debrum Capo di
Stato delle Isole Marshall, Laurent Fabius Presidente della COP21 e Ministro degli Esteri
Francese. Ma nonostante tutto ciò molte persone sono ottimiste perché comunque il
trattato ha avuto un consenso globale, vi saranno rimborsi ai Paesi più poveri (100 milioni di
dollari) e controlli ogni 5 anni. Io nonostante questo continuo a essere pessimista, perché
credo che questo accordo potrebbe non essere applicato come come il protocollo di Kjoto,
inoltre non garantisce la salvaguardia ambientale ma comunque, se verrà applicato con
costanza e determinazione , può essere un grande passo per salvare il nostro mondo
malato.
Virginia Simoncini
Traguardi, aspettative e realtà
Qualche giorno fa si è conclusa la conferenza sul clima. Si è svolta in una Parigi blindata dai
militari, dal 30 novembre all’11 dicembre 2016.
COP è una sigla inglese che tradotta in italiano significherebbe “la confederazione delle
Parti” . Il suo scopo è stato di siglare un accordo storico che impedisca l’aumento della
temperatura globale … ma siamo riusciti a siglarlo ? ebbene si, l’ultimo giorno della
conferenza è stata approvata una bozza dell’accordo. Essa è composta da 29 articoli che
però, con molte proteste, entreranno in vigore nel 2020… Ma non sarà troppo tardi ?
L’obbiettivo da raggiungere è di impedire l’aumento della temperatura di 2°C ma, dicono gli
esperti, anche solo 1,5°C può causale veri e propri disastri ambientali ! L’aumento di un
grado può causare lo spostamento dell’agricoltura di 150 Km verso nord e 150 mt in
altitudine ! oppure, sempre con l’aumento di un grado, il livello del mare si alzerebbe di 80
cm per causa dello scioglimento delle calotte in Antartide e Groenlandia ! Tutti questi
fenomeni possono non coinvolgere il nostro paese ma le isole Marshall o le Maldive
potrebbero essere sommerse ! Ma il trattato di Parigi riuscirà ad evitare tutto ciò ?
Si … e no.
L’accordo ha suscitato entusiasmo ma anche dubbi e scetticismo. Perché ? Perché ogni
Stato può decidere i suoi obiettivi (alcuni saranno sicuramente vani o insufficienti), ogni
Paese si auto-controlla, cioè può far controllare le sue emissioni ed i consumi ecc.. da
addetti non esterni con possibili frodi e molto altro.
I Capi di Stato (195 in totale) si erano riuniti per siglare un accordo storico ratificato da tutto
il mondo ma piano piano sembra che sia destinato ad andare in fumo. I principali Capi di
Stato partecipanti sono stati 3: Obama Capo di Stato degli Stati Uniti, Tony Debrum Capo di
Stato delle Isole Marshall, Laurent Fabius Presidente della COP21 e Ministro degli Esteri
Francese. Ma nonostante tutto ciò molte persone sono ottimiste perché comunque il
trattato ha avuto un consenso globale, vi saranno rimborsi ai Paesi più poveri (100 milioni di
dollari) e controlli ogni 5 anni. Io nonostante questo continuo a essere pessimista, perché
credo che questo accordo potrebbe non essere applicato come come il protocollo di Kjoto,
inoltre non garantisce la salvaguardia ambientale ma comunque, se verrà applicato con
costanza e determinazione , può essere un grande passo per salvare il nostro mondo
malato.
Virginia Simoncini
E' nato Il Gigablog!!!
Nasce oggi Il Gigablog, blog del Gruppo Insegnanti Geografia Autorganizzati.
Questo è uno spazio work in progress, nato dall'esigenza di condividere, diffondere e scambiare idee e materiali vari di Geografia.
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