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Cordoglio per la prematura scomparsa di Alfredo Viloria

Cordoglio per la prematura scomparsa di Alfredo Viloria. Nel tardo pomeriggio di martedì 29 Dicembre si è diffusa la terribile notizia della...

mercoledì 30 dicembre 2020

Cordoglio per la prematura scomparsa di Alfredo Viloria


Cordoglio per la prematura scomparsa di Alfredo Viloria.

Nel tardo pomeriggio di martedì 29 Dicembre si è diffusa la terribile notizia della prematura e

inaspettata scomparsa del compagno e amico Alfredo Viloria, vittima del Covid.

Siamo profondamente addolorati per la dipartita del compagno ed amico Alfredo Viloria, diplomatico

colto e raffinato, che ha rivestito la carica di Primo Segretario dell’Ambasciata della Repubblica

Bolivariana del Venezuela in Italia fino a quasi tutto il 2017.

Appena due settimane fa ci aveva comunicato un importante traguardo accademico da lui raggiunto:

la sua terza laurea. Un uomo di grande cultura, dalla conversazione simpatica e gradevole. Ci teneva,

ci confidò quando lo conoscemmo, a parlare un perfetto italiano e non un “itagnol”. Grande conoscitore

ed estimatore della lingua e della cultura italiana, tanto da aver studiato con successo la nostra lingua

presso la Società Dante Alighieri. Uomo di alti ideali e valori, ma al contempo semplice e alla mano,

mite e di indole pacifica.

Abbiamo potuto ascoltarlo parlare del suo amato Venezuela più volte, a Poggibonsi, a Livorno, a

San Giuliano Terme, all’ITE Pacinotti di Pisa, e persino a Roma e ci siamo confrontati con lui in varie

occasioni, in pubblico e in privato. Ricordiamo bene la nostra conversazione durante quel delizioso

pranzetto a Trastevere...c’è mancato poco che si perdesse il treno per tornare a casa. 

Caro Alfredo, c’eravamo lasciati con la promessa che un giorno saremmo venuti a trovarti in

Venezuela…


Paz a sus restos.


Pisa, 30 Dicembre 2020.

Serena Campani e Andrea Vento

per il coordinamento Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati.



mercoledì 11 marzo 2020

Incontro con Legambiente


Meave Coglianese 2A afm
Relazione sul progetto CONTEMPORANEAMENTE
Incontro con Legambiente del 3/11/2019
nell’ambito del programma di geografia
Legambiente
Legambiente é l’associazione ambientalista più conosciuta in Italia, essa opera ormai da molti anni e infatti ha una sede in quasi ogni città importante del nostro paese. É un’associazione di volontariato formata da cittadini che lavorano senza scopo di lucro perché vogliono dare un contributo al nostro paese e sopratutto perché credono nelle cause per cui lottano cioè, in particolare la tutela per l’ambiente ma anche la creazione di una società equa e giusta.
Gli scopi fondamentali per questa associazione sono: la divulgazione e l’ambientalismo scientifico.
La crisi climatica
Il nostro pianeta é molto complesso, difatti sono presenti alcune regole fondamentali che contraddistinguono questo pianeta dove la vita é possibile. Le zone della Terra dove è possibile la via formano la biosfera la quale é un sistema che comprende tutti gli ecosistemi della terra i quali possono ospitare forme di vita e organismi di vario tipo. La biosfera é composta dalla superficie terrestre e dall’aria, la superficie terrestre é costituita dal 70% dall’acqua e per il restante dalle terre emerse, difatti lo spazio a disposizione per chi popola le terre emerse é di dimensioni molto inferiori in confronto alla superficie terrestre totale. Tali componenti interagiscono tra di loro attraverso delle regole ben precise regolando le risorse e il clima. Una di queste regole é l’effetto serra, tale fenomeno é costituito dai gas serra come metano, CO2, vapore acqueo, protossido di azoto e CFC i quali trattengono il calore dei raggi solari riflessi dalla superficie terrestre, così andando a riscaldare la nostra atmosfera. La caratteristica principale dell’effetto serra é l’effetto albedo il quale si basa sulla capacità di un oggetto o di una superficie di riflettere le radiazioni solari, tale capacità si basa sulla tonalità di colore difatti se l’oggetto presenta una tinta scura trattiene il calore se al contrario é chiaro lo riflette. Una grande problematica in questo caso é lo scioglimento dei ghiacciai causato dall‘innalzamento della temperatura media globale portando così alla diminuzione della componente bianca del nostro pianeta e quindi, a causa dell’effetto albedo, un ulteriore aumento della temperatura generale. É molto importante dire che i cambiamenti climatici (dato che sono causati dall’innalzamento della temperatura media globale) che sono un dato generale e, quindi che i cambiamenti non sono uguali per tutti ma variano da zona a zona, infatti certi paesi vengono definiti come luoghi con uno shock climatico questo perché subiscono in maniera maggiore i cambiamenti climatici.
Come ho già scritto, nella biosfera ci sono varie tipologie di esseri viventi e organismi tra cui i plancton che sono degli organismi unicellulari che producono ossigeno da noi utilizzato per la respirazione, oltre ai plancton anche le alghe e la posidonia svolgono la stessa funzione. Questo é l’esempio di una delle interazioni tra i vari componenti della biosfera, in questo caso l’atmosfera e l’idrosfera, attraverso il rapporto che hanno i vari organismi e tramite i vari fenomeni fisici presenti sulla Terra. Questo rapporto in particolare, tra l’atmosfera e l’idrosfera é molto importante dato che alla fine questi due comparti formano un unico grande sistema a livello globale che permette uno scambio di nutrienti, grazie alle correnti oceaniche e soprattutto permettono lo scambio di calore e quindi, l’oceano e l’aria regolano il clima di questo pianeta.
All’interno di questo sistema che noi chiamiamo biosfera é presente l’uomo. L’uomo in tutto quello che fa provoca un impatto sugli elementi presenti sulla Terra, infatti esso ha introdotto il concetto di rifiuti che é un processo che in natura si può definire inesistente dato che tutto ha un proprio ciclo. Un esempio può essere il ciclo dell’acqua nel quale é presente un passaggio, l’evaporazione, che determina il cambiamento di stato da liquido ad aeriforme. L’evaporazione é un fenomeno naturale amplificato dall’incremento della temperatura media globale che causa un aumento della frequenza delle precipitazioni e dei fenomeni estremi, andando a rompere l’equilibrio dato dall’alternanza delle stagioni.
Quando abbiamo individuato le varie problematiche si devono andare a cercare le cause che hanno provocato tali cambiamenti. Un aspetto fondamentale é il fatto che stiamo superando la soglia critica, concetto contemplato nello studio dei “confini planetari” introdotto da Rockström. Lui parla di confini planetari sicuri dove può vivere adeguatamente tutta la popolazione mondiale. Ma il problema é che la popolazione é in aumento e così anche il consumo procapite e ciò ha portato ad una diminuzione drastica delle risorse e, per questo abbiamo già superato tali confini cioè i limiti ambientali.
A tale proposito nel Novembre del 2016 una rivista scientifica autorevole denominata “Le Scienze” ha pubblicato un numero molto speciale intitolato “Il futuro dell’umanità" dove sulla copertina vi era scritto: “La nostra specie sta cambiando il pianeta e se stessa. In un gigantesco esperimento di cui é difficile prevedere l’esito”. Per esperimento l’autore intende il nostro rapporto che abbiamo con la natura il quale si basa sul modificare e sfruttare l’ambiente, al giorno d’oggi possiamo già notare dei gravi cambiamenti e, se procediamo con tale metodo la situazione non farà altro che peggiorare e non si sa dove si andrà a finire.
Per misurare l’impatto ambientale ci sono due indicatori: l’impronta ecologica che misura, in ettari, la superficie terrestre che ogni individuo usa per soddisfare i propri bisogni e smaltire i rifiuti e l’Overshoot day cioè il giorno in cui finiamo tutte le risorse che il pianeta ci aveva messo a disposizione per quell’anno. Con queste trasformazioni causate dell’uomo sono aumentati i rifiuti e anche i gas climalteranti cioè i gas serra antropici, quindi creati dall’attività degli uomini, i quali portano all’amplificazione dell’effetto serra mandando così in crisi un sistema naturale, il quale é basato su equilibri ben definiti e delicati. Quindi ciò significa che noi abbiamo creato, con la scoperta dell’utilizzo del carbon fossile come fonte energetica durante la rivoluzione industriale, un sistema economico che ha portato al benessere della popolazione ma al contempo ha dato inizio ad una grande mutazione.
Il sistema economico capitalista si basa su una economia “lineare” che estrae risorse, le trasforma ma alla fine del ciclo restano i rifiuti quindi uno spreco di risorse e, con le trasformazioni che stiamo apportando all’ambiente, abbiamo dato inizio ad una nuova era geologica definita Antropocene.
I due più grandi traccianti della crisi ecologica che vanno a caratterizzare questa nuova era sono: il cemento e la plastica. In più si può dire che il 50% della superficie terrestre é stata trasformata drasticamente, portando così significanti conseguenze in particolare alla biodiversità ed al clima. All’interno dell’Antropocene i problemi più grandi sono, oltre alla crisi ecologica, la mancanza dell’equità sociale, della giustizia e, in certi paesi, anche di una qualità di vita accettabile. Difatti per ottenere un decremento dei problemi non solo ambientali ma anche sociali ed economici ci dovrebbe essere un drastico cambiamento della politica economica.

MATTEO BUSTI: CRISI DEL PIANETA


Crisi del pianeta
Per crisi del pianeta si intende l'eccessiva pressione del'uomo sull'ambiente; è causata da 3 fattori: aumento della popolazione mondiale, l'aumento dei consumi individuali e il modello di sviluppo che punta ad una crescita infinita.
Alcuni strumenti che servono a misurare l'impatto dell'uomo sull'ambiente e a farci rendere conto di quanto è grave la situazione sono, (ad esempio) l'impronta ecologica, che sarebbe la quantità di superficie misurata in ettari che serve ad una persona per vivere, soddisfare i suoi bisogni e smaltire i rifiuti che produce. La media per ogni persona sarebbe di 1,8 ettari, ma in realtà, oggi è di 2,7 ettari (a persona), questo perché stiamo vivendo come se avessimo a disposizione 1,75 pianeti, ma effettivamente ne abbiamo solo 1. Questo porta a un grande sfruttamento delle risorse, spesso senza dare tempo a queste ultime di rigenerarsi e a una grande produzione di rifiuti.
Un altro modo per avere informazioni sull'uso delle risorse è l'Overshoot day, ovvero il giorno in cui finiamo di utilizzare le risorse che vengono messe a disposizione per l'anno in corso e si iniziano a utilizzare risorse non rinnovabili per soddisfare i nostri bisogni. Negli ultimi anni questo giorno si è sempre anticipato, però è stato calcolato che se ogni anno riuscissimo a posticipare la data dell'Overshoot day di 5 giorni, entro il 2050 saremmo in pari, nel senso che non intaccheremo le riserve del pianeta.
La causa che ci porta a tutto questo è il modello di sviluppo, si tratta di un modello di tipo capitalista (tipico dei paesi occidentali, che tende alla crescita infinita, senza preoccuparsi degli impatti sull'ambiente) e consumista, ovvero che induce al consumo dei prodotti anche se non è necessario, e quest'ultima caratteristica fa sì che i rifiuti aumentino ancora di più, e di conseguenza, anche le risorse e l'energia usata.
Il rifiuto più difficile da smaltire è la plastica, questo è dato dal fatto che non è biodegradabile e che non si può bruciare, altrimenti si avrebbe l'emissione di sostanze tossiche. La plastica è ormai presente su tutto il pianeta, dalle terre ai mari, fino ad arrivare addirittura dentro organismi come i pesci con le microplastiche, ovvero plastiche di dimensioni inferiori a 5mm.
Per ridurne la diffusione, dal 2021 negli stati membri dell'Unione Europea, non si potranno più fabbricare o usare le PSU, ovvero le plastiche ad uso singolo, che comprendono tutti quei prodotti come ad esempio le cannucce, che una volta comprati, li usi per pochi secondi e poi li butti via.
Per affrontare e poter risolvere questo problema, tutti noi dobbiamo cambiare le nostre abitudini e fare azioni, che, anche se a noi sembrano banali, possono cambiare il futuro. Anche semplicemente andare a scuola con un mezzo di trasporto pubblico invece di farsi accompagnare in macchina; percorrere brevi distanze con la bicicletta; leggere un libro, invece di tenere accesa la televisione, sono piccole azioni che se venissero attuate dall'intera comunità, aiuterebbero noi stessi a diventare meno esigenti e a non essere dipendenti dagli strumenti elettronici e dalle comodità. Ma soprattutto sarebbe un gran passo avanti per quanto riguarda l'inquinamento ambientale, in quanto usando meno energia, ci sarebbe bisogno di utilizzare una quantità minore di combustibili fossili, e questo aiuterebbe inoltre a non far aumentare in maniera drammatica l'effetto serra.
Il problema di tutte le società moderne, è che molte persone sono abituate a vivere con molte comodità, come ad esempio internet e i numerosi mezzi di trasporto; invece di aspettare che finiscano le risorse (e ritrovarsi senza di esse), ognuno dovrebbe provare a rinunciare a qualcosa che gli frutta benessere, come utilizzare l'auto personale anche per percorrere brevi distanze che potrebbero essere fatte a piedi o con i mezzi pubblici. In questo modo anche se le comodità fossero di meno, le risorse durerebbero più a lungo nel tempo e l'uomo non si troverebbe improvvisamente a non averne più. Questo, nel tempo, avrebbe dei benefici psicologici notevoli in quanto le persone gradualmente si dovrebbero adattare a stili di vita meno dipendenti dalla tecnologia, senza la paura di un brusco passaggio dall'eccessivo uso di questa alla privazione della stessa.
Più riusciremo a ridurre i consumi, e quindi l'utilizzo delle risorse del nostro pianeta, più le prossime generazioni, riusciranno a vivere secondo i criteri dello sviluppo sostenibile, ovvero lasciare a tutti la possibilità di soddisfare i propri bisogni evitando di compromettere la capacità di soddisfare quelli delle generazioni future.

Matteo Busti, ITE Pacinotti, Pisa

Capitalismo ed emergenza climatica


Domenica 1 marzo 2020.
Capitalismo ed emergenza climatica: un grande successo per il seminario organizzato da La Rossa a Lari, con ruolo centrale rivestito dall'analisi geografica.

Si è svolto oggi domenica 1 marzo, presso il teatro di Lari (Pisa) il seminario su Capitalismo ed emergenza climatica organizzato dall'associazione La Rossa. Molti i relatori di indubbio valore che si sono avvicendati affrontando tematiche sociali, economiche ed ambientali e portando molteplici letture e punti di vista.

Significativa la presenza di ben due geografi, il Prof. Salvo Torre, docente universitario di Catania che ha affrontato la questione del  "Conflitto tra il capitale e vivente" e il Prof. Andrea Vento, docente pisano che ha trattato nello specifico la tematica delle "migrazioni climatiche", con uno studio tutto nuovo, frutto di una ricerca accurata e aggiornatissima.
Segno evidente che la geografia si conferma, a dispetto del ruolo di Cenerentola al quale è stata relegata nell'ambito del sistema di formazione e di ricerca nazionale, disciplina privilegiata nel comprendere i complessi fenomeni del mondo contemporaneo globalizzato, partendo proprio dalle relazioni fra attività umane e ambiente.
A conferma della fondamentale, e al contempo sottostimata, funzione formativa della disciplina è risultato l'intervento del giovane Emiliano Barsotti, studente della 2 b afm dell'istituto Tecnico Economico "A. Pacinotti " di Pisa tramite il quale ha esposto a braccio, a dispetto dell'emozione che lo ha assalito nei minuti precedenti, con lucidità e proprietà espositiva sorprendenti per un 15enne, i contenuti di un suo elaborato scritto su La crisi del Pianeta che aveva realizzato durante un compito in classe, quindi senza potersi documentare, nell'ambito del programma di Geografia economica.
https://ilgigablog.blogspot.com/2020/01/articolo-sulla-crisi-del-pianeta.html 


Un seminario che ha riproposto sia la centralità analitica del metodo geografico sia le potenzialità della disciplina nel processo di formazione degli studenti interconnettendo saperi di diversa matrice agli appropriati strumenti di indagine.

Si ringraziano di cuore gli organizzatori e le numerose persone intervenute.


domenica 1 marzo 2020

Domenica 1 Marzo 2020. Capitalismo ed emergenza climatica: un grande successo per il seminario organizzato da La Rossa a Lari.

Si è svolto oggi domenica 1 marzo, presso il teatro di Lari (Pisa) il seminario su Capitalismo ed emergenza climatica organizzato dall'associazione La Rossa. Molti i relatori di indubbio valore che si sono avvicendati affrontando tematiche sociali, economiche ed ambientali e portando molteplici letture e punti di vista. 

Importante la presenza di ben due geografi, il Prof. Salvo Torre, docente universitario di Catania che ha parlato del "conflitto tra il capitale e vivente" e il Prof. Andrea Vento, docente pisano che ha trattato nello specifico la questione dei migranti climatici, con uno studio tutto nuovo, frutto di una ricerca accurata e aggiornatissima.
Segno evidente che la geografia ancor più si rivela sempre una disciplina privilegiata per comprendere i complessi fenomeni del mondo contemporaneo partendo dalle relazioni fra attività umane e l'ambiente.
Si ringraziano di cuore gli organizzatori e le numerose persone intervenute.













giovedì 30 gennaio 2020

ARTICOLO SULLA CRISI DEL PIANETA



Articolo sulla Crisi del Pianeta 
di 
Emiliano Barsotti
Istituto Tecnico Economico Pacinotti di Pisa.

La crisi del pianeta è causata dall'eccessiva pressione dell'uomo sul pianeta. Le cause generali della crisi del pianeta sono:
  • aumento della popolazione mondiale
  • aumento dei consumi individuali
  • modello di sviluppo basato sulla crescita infinita: un esempio è il capitalismo sviluppista che persegue la crescita infinita e si basa su un'economia estrattiva e lineare.

Inoltre ci tengo a dire che negli ultimi 100 anni la pressione dell'uomo è aumentata di 140 volte.
L'attuale modello di sviluppo dominante ha delle criticità. Le teorie economiche che perseguono la crescita infinita sono state elaborate nella fase iniziale del capitalismo, quando esistevano ampi margini di sviluppo e non venivano contemplati i limiti fisici e biologici del pianeta, ma oggi la situazione è profondamente cambiata.

La crisi del pianeta viene misurata con 2 strumenti:
  • IMPRONTA ECOLOGICA
  • OVERSHOT DAY

L'impronta ecologica è un indicatore complesso che è utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alle capacità della Terra di rigenerarle. L'impronta ecologica mondiale sostenibile è di 1,8 ettari, invece quella effettiva è di 2,7 ettari. L'impronta ecologica più elevata è registrata nelle Petromonarchie del Golfo Persico.

L'overshoot day è il giorno nel quale l'umanità ha consumato interamente le risorse prodotte dal pianeta per l'intero anno in corso. Dal 1970 la data si è spostata all'indietro di 5 mesi. Nel 2019 l'evento si manifestato 4 giorni in anticipo rispetto al 2018, arrivando al 29 Luglio.

La crisi del pianeta presenta anche delle cause specifiche:
  • eccessivo consumo di risorse non rinnovabili
  • allevamenti intensivi che rilasciano metano
  • agrobusiness (sistema agroalimentare industriale)
  • produzione dei rifiuti
  • eccessivo consumo di acqua
  • emissione di sostanze inquinanti da parte delle attività umane

Purtroppo la crisi del pianeta si manifesta anche con vari aspetti negativi:
  • deforestazione (incendi e abbattimenti)
  • consumo di suolo a causa della cementificazione
  • erosione dei suoli (agricoltura intensiva)
  • riduzione della biodiversità
  • inquinamento dell'acqua e dell'aria che provocano gravi danni alla salute
  • scarsità d'acqua


Degli aspetti che si manifestano in modo più evidente ce ne sono molti, ma quello che a me è sembrato più evidente è la deforestazione. Le foreste coprono circa il 30% della superficie terrestre.
La deforestazione ha delle cause, che sono:
  • incendi, spesso dolosi
  • il taglio di legnami pregiati
  • estrazione di minerali
  • estrazione di idrocarburi (petrolio e gas naturale)


Vorrei citare una foresta che, in pochissimo tempo, sta bruciando: la FORESTA AMAZZONICA.
Oltre 1/5 di piantagione è già stato distrutto. Questa foresta occupa 9 paesi; fra questi c'è il Brasile. La foresta Amazzonica brasiliana con gli incendi divampati nell'Agosto 2019 ha avuto un aumento della deforestazione del 300%. I terreni deforestati vengono soprattutto utilizzati per gli allevamenti di bestiame e per le piantagioni dedicate a coltivazioni da esportazione.

Insomma, ci sono molti fattori che causano la crisi del pianeta, ma secondo me una delle strategie per affrontarla è utilizzare un modello di sviluppo sostenibile: per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo in grado di garantire il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza negare le possibilità alle generazioni future di realizzare i propri.

Faccio riferimento ad un'ulteriore aspetto della crisi del pianeta: il riscaldamento globale. Ora siamo intorno agli 1,1° di aumento della temperatura media globale, ma se continuiamo ad emettere nell'aria quantità eccessive di gas climalteranti, andremo verso uno scenario di 5/6° di aumento della temperatura globale che non sono compatibili con la sopravvivenza della specie umana in quanto avremo lo scioglimento dei ghiacci, vaste aree desertificate etc...

Sicuramente possiamo fare qualcosa! Oltre a confidare nell'azione dei Governi, è necessario anche sostenere una organizzazione a livello locale organizzando un'economia su base locale e circolare: utilizzo delle risorse locali, non spreco, produzione di energia locale etc...
Dobbiamo creare un sistema economico stabile che garantisca per tutti, possibilmente, una condizione di vita sufficientemente buona per tutti e che sia nei limiti ecologici, ossia:
  • Diminuire rapidamente il livello delle emissioni climalteranti
  • Diminuire rapidamente il livello di conflittualità con la biosfera
  • Abbandonare l'economia estrattiva-dissipativa.



Emiliano Barsotti
2° B afm ITE Pacinotti 
 Programma di geografia

LA CRISI DEL PIANETA



La crisi ambientale del pianeta è uno dei problemi più ricorrenti di questi ultimi tempi. Sempre più frequentemente si sente parlare di surriscaldamento globale, incendi e desertificazione.
Ma cos'è veramente questa crisi e da cosa è causata?

Lo spiega bene l'articolo di Marco de Palma, giovane studente dell'Istituto Tecnico Economico Pacinotti di Pisa.

La crisi del pianeta è l’eccessiva pressione dell’uomo sull'ambiente alla quale si possono ricondurre delle cause generali e delle cause specifiche. Le cause generali sono l’ incremento della popolazione mondiale la quale, secondo delle stime, nel 2050 potrebbe raggiungere i 9 miliardi di persone.
L’incremento della popolazione ha avuto inizio dopo la rivoluzione industriale quando i paesi che stavano sviluppando la loro economia si sono trovati nella prima fase della transizione demografica grazie alla riduzione della mortalità dovuta a miglioramenti nelle condizioni di vita.
La seconda causa sono l'incremento dei consumi individuali, in questa fase soprattutto nel Sud del mondo dove risiedono 6,5 miliardi di persone, e la terza il nostro tipo di modello di sviluppo economico che tende a una crescita economica infinita (modello economico sviluppista). Questo obbiettivo tutt’ora non è realizzabile poiché non abbiamo risorse infinite. Questo modello economico venne teorizzato oltre un secolo fa quando la Terra era vista come una prateria da sfruttare senza tener conto dei limiti fisici e biologici del pianeta.
Per misurare la crisi del pianeta vengono usati 2 strumenti: l’impronta ecologica e l’overshoot day.
L’impronta ecologica è un indicatore che rapporta il consumo delle risorse naturali con la velocità della Terra di rigenerarle. Questo dato, espresso in ettari, indica quanta superficie terrestre serve a un uomo per soddisfare i propri bisogni e smaltire i rifiuti. L’impronta ecologica media mondiale effettiva è di 2,7 ettari mentre quella sostenibile è di 1,8 ettari (in Toscana è di 4,2 ettari mentre quella sostenibile dovrebbe essere di 2,3 ettari).
L’overshoot day invece è il giorno in cui terminano le risorse naturali generate dal pianeta per l'anno in corso. Se consumassimo le risorse che la natura ci mette a disposizione, l’overshoot day dovrebbe cadere il 31 dicembre ma nel 2019, a livello mondiale, era il 29 luglio mentre in Italia il 10 maggio. Questo vuol dire che dal 29 luglio in poi abbiamo intaccato il patrimonio di risorse riservato agli anni successivi.
Tornando alle cause della crisi del pianeta, parliamo di quelle specifiche ovvero il consumo di risorse rinnovabili a una velocità maggiore rispetto a quella della Terra di rigenerarle, la dipendenza energetica da combustibili fossili, gli allevamenti intensivi (i quali sono tra i principali produttori di gas serra come il metano), l’agrobusiness (il sistema agroindustriale), l’eccessivo consumo d’acqua, la grande produzione di rifiuti e la crescente emissione di sostanze inquinanti.
La situazione della Terra è molto grave e ci stiamo avvicinando a un punto di non ritorno, è per questo che dobbiamo agire subito e salvare quello che ci è rimasto.
Gli aspetti della crisi sono devastanti ma i più evidenti ultimamente sono gli incendi che hanno distrutto la foresta amazzonica nell’agosto 2019 e quelli che stanno mettendo a dura prova l’Australia in questo periodo uccidendo 480 milioni di animali, 29 persone e che hanno ridotto in fumo 6,3 miliardi di ettari di terreno.
Gli aspetti della crisi sono la riduzione della biodiversità, la dispersione di plastica nell’ambiente, le disparità nella disponibilità di acqua (quasi 2 miliardi di persone vivono in paesi soggetti a stress idrico), l’eccessivo inquinamento di suolo acqua e aria, la deforestazione (altro aspetto molto preoccupante poiché intere foreste vengono abbattute per fare posto a monocolture con finalità commerciali, pascoli o per la realizzazione di aree urbane e di strade), e l’erosione e il consumo di suolo.
Per superare questa crisi ambientale possono essere adottate diverse strategie come passare dal nostro sistema economico tradizionale a uno sostenibile i cui obbiettivi sono lo sviluppo economico, la salvaguardia dell’ambiente e l’equità sociale. Ma questo modello economico presenta dei problemi ovvero che non ha un percorso ben definito e continua a perseguire la crescita economica infinita ritenuta da alcuni una delle principali cause della crisi del pianeta, visto che le risorse a disposizione sono limitate e in via di esaurimento.
Sono stati ideati altri modelli economici come la green economy che però punta solo a sostituire i prodotti dell'agricoltura convenzionale con i prodotti biologici e passare alle energie pulite gestite dai grandi gruppi industriali senza cambiare la struttura del sistema economico attualmente dominante.
Secondo me per trovare una soluzione bisognerebbe che tutti i paesi si accorgessero di quanto sia grave lo stato della Terra e si impegnassero ad agire insieme collaborando. Nel nostro piccolo, a livello individuale, dovremmo impegnarci a fare azioni che possano aiutare il pianeta come la raccolta differenziata, usare meno imballaggi di plastica monouso e usare materiali come il legno, la carta, e le fibre vegetali. In più dovrebbe essere fatta un’opera di sensibilizzazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro.
In questo modo forse riusciremo a salvare il nostro pianeta e l'intera umanità.

Pisa 7/1/2020
Marco de Palma
2C afm Ite Pacinotti
Programma di Geografia